Il mondo del lavoro non è un contesto utile solo a guadagnare soldi per il proprio sostentamento, ma ha un ruolo fondamentale nel definire la nostra identità e nello stimolare la realizzazione personale.
In altre parole, ha una grossa responsabilità sul benessere psicofisico, cosa che si riflette poi anche sulla nostra vita privata. Non è raro, purtroppo, che le persone vivano situazioni di stress lavorativo, che li portano a stare male anche in altri ambienti.
Ciò comporta inevitabilmente un malessere generale che è bene prima di tutto saper riconoscere, così da essere in grado di intervenire per ristabilire un sano equilibrio.
Da dove può derivare lo stress sul lavoro
Spesso quando si parla di stress sul posto di lavoro si tende ad associare la sensazione al mobbing, ovvero un comportamento aggressivo e persecutorio da parte di alcune persone (solitamente di grado superiore, come un capo) rivolto ad altre persone.
In realtà questa non è l’unica causa del malessere professionale, ma più comunemente ciò deriva dal burnout, ovvero una sensazione di affaticamento ed esaurimento delle proprie risorse psico-fisiche.
Una delle principali fonti di questa sensazione è data dalla quantità eccessiva o scarsa di lavoro da svolgere. La pressione di dover affrontare un carico di lavoro insostenibile o, al contrario, la noia derivante da una mancanza di sfide può scatenare un logorio significativo.
Il tempo insufficiente per portare a termine i compiti in modo soddisfacente, senza compromettere la qualità del lavoro, è un ulteriore elemento minatorio della salute mentale di una persona.
Anche la mancanza di una chiara descrizione del lavoro o di una gerarchia organizzativa che sia intuibile e affidabile può generare confusione e insicurezza. La retribuzione inadeguata, non proporzionale alla prestazione, costituisce un ulteriore elemento di insoddisfazione che può intensificare la tensione emotiva.
Inoltre, l’incapacità di esprimere lamentele, la mancanza di supporto da parte dei superiori o dei colleghi e la responsabilità senza l’autorità necessaria sono fattori che contribuiscono a un ambiente lavorativo oppressivo.
Ancora, rientrano tra gli elementi di pericolo anche l’impossibilità di mettere in mostra le proprie competenze e talenti personali, la mancanza di controllo sulla propria attività, la precarietà del posto di lavoro e le condizioni sgradevoli o pericolose.
Infine, non è da sottovalutare la sensazione ansiogena legata al fatto che piccoli errori o disattenzioni possano avere conseguenze gravi.
Come migliorare il benessere
Esistono diversi metodi che possono aiutare a migliorare il benessere sul posto di lavoro, molte attuabili dalla persona stessa, senza dover per forza aspettare che qualcuno faccia qualcosa per aiutarlo.
Prima di tutto può essere di supporto il creare connessioni sociali solide. Aumentare le interazioni con i colleghi e cercare di favorire un rapporto rispettoso ma fiducioso anche con i superiori può aiutare molto a far crescere il benessere complessivo.
Oltre a ciò, è però importante sapersi “ascoltare”: essere consapevoli delle proprie emozioni e riconoscere eventuali segnali di malessere costituisce, infatti, un fondamento essenziale per migliorare le relazioni interpersonali e il proprio stato emotivo.
Per prevenire il rischio di burnout, si possono inoltre adottare strategie per minimizzare lo stress, come l’utilizzo di tecniche di rilassamento, tra cui la meditazione o la respirazione profonda.
Nel caso in cui la pressione diventi però opprimente, è fondamentale non esitare a chiedere supporto professionale. Consultare uno psicologo può infatti aiutare ad affrontare al meglio le sfide personali e fornisce un sostegno emotivo mirato.
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